26 maggio 2025
Lavorare come freelance non è mai facile.
Spesso, soprattutto agli inizi, capita di prendere delle vere e proprie cantonate.
Si tratta di situazioni in cui ci si fida troppo, ci si butta con entusiasmo in progetti che sembrano promettenti, senza fare tutte le verifiche necessarie.
In questa riflessione voglio raccontare un episodio che mi è accaduto lo scorso anno, senza entrare nei dettagli di luogo e persone – perché non è questo il punto. Il punto è condividere ciò che ho imparato, e che spero possa essere utile anche a chi legge.
Credits: Foto di Marjan Blan su Unsplash
Lo scorso anno sono stata contattata da un professionista del settore del restauro per realizzare una serie di illustrazioni dedicate a un edificio storico della mia zona, su cui questa persona stava effettuando, insieme alla sua équipe, dei lavori -appunto - di restauro.
Si trattava di un edificio veneto costruito tra il Cinquecento e il Seicento e, per tutta una serie di motivi, non era mai stato davvero completato: dell’enorme struttura che avrebbe dovuto essere, in realtà ne è stata eretta solo una piccola porzione e senza le decorazioni murarie.
Il progetto era davvero interessante e ha catturato subito la mia attenzione: l’idea era mostrare al pubblico, attraverso una serie di illustrazioni, come l’edificio sarebbe apparso se, all’epoca della sua costruzione, fosse stato completato.
Mi era stato detto che questo progetto sarebbe stato solo il primo di una serie di lavori di riqualifica di altri edifici storici presenti nel territorio… e quindi sembrava il primo passo verso una collaborazione stimolante e di lunga durata.
Così, con entusiasmo, ho cominciato a lavorare.
Tuttavia, il progetto si è presto rivelato tutt’altro che semplice: le indicazioni che mi venivano date erano vaghe, i bozzetti da rifare si moltiplicavano e le richieste cambiavano in continuazione.
Ho lavorato per quasi sei mesi e, nonostante cominciassi ad avere dei dubbi, non li ho mai esternati, credendo che il progetto stesse procedendo verso una conclusione positiva.
Solo alla fine ho scoperto l'amara verità: l’approvazione del progetto da parte delle autorità competenti in realtà non era mai stata ottenuta, e tutto il lavoro che ho fatto è stato rigettato.
Ho ricevuto un piccolo compenso “per il disturbo” (almeno quello!), ma è stato evidente che tempo, energie e fiducia investiti erano andati persi.
Questa esperienza mi ha bruciato dentro per settimane e tuttora mi domando perché non abbia esternato i miei dubbi quando mi erano sorti.
Avrei dovuto capirlo prima che c’era qualcosa che non andava… ma non ho voluto pensar male, anche perché – a dire la verità – questa persona è un amico di famiglia, e mi fidavo.
Alla fine ho imparato la lezione (dolorosa ma preziosa): il fallimento può trasformarsi in una guida per il futuro.
Lavorare con entusiasmo è importante, ma lo è altrettanto chiarire fin da subito i confini e le responsabilità, fare domande e ottenere conferme, e proteggere il proprio lavoro.
A chi legge voglio dire:
Non abbiate paura di fermarvi, di chiedere, di pretendere chiarezza. Prendetevi cura del vostro tempo e delle vostre energie.
Il fallimento non è una sconfitta, ma un insegnamento che ci fa crescere come artisti e come professionisti.
E tu? Hai mai avuto esperienze simili?
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